Quindi,
per i bambini e i giovani nati in questo periodo che non hanno
goduto gli anni 80 quando ancora c'era l'URSS, fotografarsi non
é qualcosa normale e semplice, anzi, un'avvenimento unico
che si debe rendere quasi perfetto.Per questo che si sentiva uno
andari vieni dei bambini e delle loro madre in cucina. Una bella
pettinata, le scarpe lucicanti, la divisa di scuola oppure la
maglietta da suo padre in servizio internazionalista come medico
nel Paraguay (come il Che, forse per questo il lemma dei bamabini
a scuola la mattina e' "Pioneri per il comunismo, saremmo
come il Che" ). Dopo che mi sono risvegliatto lo scatto era
stato giá fatto. Ho preso il caffé. Guido ha lasciato
pure un po dei semi che aveva comprato allo Escambrai e siamo
usciti dopo per girare la cittá sotto la luce del sole.
Siamo andati nello stesso parco Vidal della sera prima per fare
qualche fotografia e poi siamo andati andati finalmente nella
piazza del Che. E' sempre custodita con poliziotti che indicano
dove parcheggiare, dove entrare, dove lasciare le borse e le camere
fotografiche (perché dentro non si puo fotografare).
Siamo entrati in una prima stanza museo in cui ci sono oggetti, documenti
e fotografie rilative al Che, sopratutto riguardante al suo periodo
in Bolivia. Abbiamo pure trovato elencata le sue truppe, sia a Cuba
che a Bolivia. Ed é stato una bella sorpresa per noi trovare
mio zio nominato tra le sue truppe cubane. Tutti loro, quelli ancora
vivi, lo hanno accompagnato in formazione guerrigliera quando é
ritornato in Santa Clara nel 2000. Quel salotto bianco e vetrato lo
abbiamo finito in mezza ora. Oltre il nome di mio zio elencato ci
ha emozionato vedere il basco nero e il giubotto utilizzato dal Che,
anche nella sua fotografia piu classica fatta da Korda. Qualcosa di
simile abbiamo gia visto Guido ed io al Museo della Rivoluzione alla
Avana. Finimmo quella mostra e le signore silenziose che lavorarno
all'interno del museo.ci hanno indicato il modo di raggiungere il
Che e i suoi compagni. La porta di legno la ha aperto l'impiegata
e siamo entrati ad un posto diverso e soggestivo. Io lo avevo giá
visto il giorno del funerale e lo sapevo ormai selvaggio, naturale
e modesto. Era completamente rivestito di stecchi di legno, pavimento
nero lucicante da scivolare e in forndo una simbolica foresta da cui
sorgeva il canto di un'uccello. In uno inizio abbiamo cercato di spiegare
qualcosa a Guido e l'impiegata ci ha indicato di restare zitti. Da
questo momento capimmo quanto avevano pensato al Che per costruire
questo monumento definitivo un po' ribelle e selvaggio. La tenera
luce dell'interno usciva da piccoli sorgenti inchiodati nel legno.
In una delle parete stavano in formazioneparte della truppa riposante,
quelli che finora sono stati trovati in Bolivia. Altre lapide rimannevano
ancora vuote. Ogni lapida aveva stampata la immagine d'ognuno.
Quella
del Che era la piu grande, al centro ma ancora piu bello era il
riflesso di una stella sulla sua lapide e noi non abbiamo mai
capito da dove sorgeva. Senza dubbitare era il posto adeguato
alla sua condizione guerrigliera e rivoluzionaria. Un'omaggio
di cui si fosse rifiutato in vita ma che altri considerano poco.
Siamo usciti zitti sotto una fina pioggia invernale pure se con
25 ºC. Guido ha preso la camera per fotografare almeno l'esterno
del monumento, sopratutto lafigura di bronzo del Che che giaceva
fuori davanti alla piazza come davanti alle sue truppe. Ne ha
fatte tante giocando colla luce del sole e le nuvole. Abbiamo
pure scoperto un testo in bronzo sulla petra che sosteneva lafigura
del Che. Ed era proprio il testo che con fatica avevamo cercato
Milly ed io permostrarlo a Guido; la lettera di congedo del Che
prima della sua partita in Bolivia. É la lettera di un
rivoluzioonario romantico liberandosi delle sue responsabilitá
come dirigente, riconoscendo i suoi sbagli e congedandosi della
sua famiglia e del suo popolo per andare a liberare altri popoli
latinoamericani. É una lettera carca di sentimenti, semplicitá
e valori che tutti noi cubani giovani imparammo a memoria nella
scuola elementare. E non proprio perché ci forzano i maestri,
anzi perché la sua poesia e sinceritá ci spinge
a rileggerla in cerca di quello che cosi piccoli non capiamo ancora.
É stato uno scopo del viaggio all'interno che forse Guido
non lo avrebbe mai immaginato prima di arrivare in Cuba.
Comunque,
davanti a quella sorpresa Guido ci ha fatto una domanda che solo
oggi la posso rispondere; -Ma come sono sicuro che sono state
le sue ossa le trovate, quelle del Che?- Io ho sentito poco fa
la storia dello antropologo che ha scoperto il Che in Bolivia.
Lui é un professore della mia facoltá e lavora nel
laboratorio vicino al mio. Da quando hanno individuato dei corpi
atterrati eravano convinti che ci fosse il Che. Secondo la ricerca
storica sapevano che lui era stato atterrato in un gruppo di sette.
Di lui avevano tutto lo studio odontologico che coincideva 100%.
Anche é stato atterrato col suo giubotto nero in cui coincidevano
le lessioni del corpo con i danni nel tessuto. Poi a lui mancavano
le mani. Dopo il suo assasinio le hanno tolto le mani per mandarle
in Argentina per comprovare che le sue impronte digitali coincidevavo
con quelle della documento di nascita. Per ultimo oltre tutto
lo studio antropologico fatto da specialisti cubani e argentini
(participarono pure tecnici italiani) hanno fatto uno studio del
ADN che ha confermato la sua identitá. Quindi, credo che
non si possa dubbitare della sua identitá ad essere davanti
al vero Che Guevara. Guido ha ancora voluto continuare in cerca
delle immagini del Che.
Per questo siamo andati nel monumento al derogamento del treno militare
blindato. É stata la piu importante strategia eseguita dal
Che nei combattimenti di Santa Clara nel 1958. Con questo derogamento
evitava l'arrivo di rinforzi militari nell'oriente della isola. Oggi
restano piazzati come restarono in quel 1958, l e carrozze blindate
derogate e diventate museo. Poi siamo andati piu avanti in cerca di
una interessante scultura del Che con un bambino in braccia fatto
a scala quasi reale e colocata davanti alla sede provinviale del Partito
Comunista di Cuba (PCC). Anche qui Guido avrebbe bisogno di un'intero
rullino da scattare. Questo Che era pieno di piccoli dettagli; aveva
un Quijote che gli scendeva a cavallo per le spalle, guerriglieri
che marciavano come nelle montagne per le rughe della camicia e bambini
che uscivano per tasca. Ecco tutto fatto nella cittá del Che.
Prima d'uscire della cittá siamo andati dal padre di heri che
stava a trovarci della benzina economica (0.50 dollari) preso un vicino
di casa sua e poi siamo andati in un mercato popolare per cercare
delle frutte e pane ma ne abbiamo trovato solo mandarine e papaya
anche salsa maionese.
Milly
ha fatto Guido assaggiare il gurapo de caña, cioé
il zucco della canna da zucchero spremuto con delle macchine artigianali.
Di solito a tutti noi cubani piace. Anche é piciuto a Guido.
Dicono che per gli uomini ha uno effetto afrodisiaco. Da quando
eravamo alla Avana ad organizzare il viaggio, Guido avrebbe voluto
visitare Cayo _______ (La isola dove pensavamo andare in Santa
Clara ma poi non siamo andati, cercala nella carta che hai portato
con te). É uno di quelle isolette intorno alla grande isola
di Cuba e che non sono stati mai abitati. Quindi li hanno riscoperto
per il turismo con spiaggie vergini e vegetazione e natura selvaggia,
mai toccata per l'uomo. Lí abitano fenicotteri rossa, le
tartarughe arrivano la sera in spiaggia per porre le uova sotto
la sabbia, i gamberi e i pesci si possono toccare nell'acqua cristallina
dei fondali dei fiumie e il mare e i delfini accompagnano ai viaggiatori
quando stanno per raggiungere l'isola col terrapieno costruito
in mezzo al mare o colla nave. Lí gli alberghi sono come
ville tropicali fatte di legno, terracotta e a due piani le piu
alte. Secondo le autoritá tutti gli investimenti sono controllati
dal Ministero di Scienza e Medio Ambiente. Ma i cubani, i padroni
eterni di tutto quel paradiso, non ci possono andare perché
é vietato. Sono solo isole riservate ai turisti stranieri.
In questo Cayo _______ sembrava che potevamo andare tutti e tre.
Nonostante questa mattina lo abbiamo rivalutato perché
era troppo distante pure se quelle immagini andrebbero bellissime
per Guido. Per questo siamo uscitidella cittá e abbiamo
preso le vie secondariedel nord verso Sagua la Grande. La natura
si risvegliava un po' diversa di quella di Pinar del Rio e quella
della costa sud. Adesso passavamo tra immense pianure verdi con
scarsi alberi e assai allevamento di bestiame. Prima di sagua
la Grande, ci siamo fermati a Cifuentes, erano le 13:47. Lí
abbiamo mangiato pizza per 0.15 dollari. Abbiamo trovato il pane
(0.50 dollari), acqua purificata e biscotti. Questi due prodotti
invece, in un negozio in dollaro. A Sagua la grande siamo arrivati
alle ore 14:10. Non ci siamo fermati perché attraversandola
abbiamo visto che era un villaggio tipico dell'interno dell'isola
di cui ne abbiamo attraversato 32. Quasi alla uscita del villaggio
la macchina si é cominciata a fermare. Guido lo aveva gia
notato da prima ma non ce lo aveva detto. Milly e Guido caddero
in uno stato di disperazione guardandosi in faccia con gli occhi
aperti. Io invece, ho chiesto la calma. Non eravamo proprio in
fine al mondo e per fortuna eravamo ancora nel villaggio e non
proprio in mezzo al mare se avessimo desciso di andare nella isola
col terrapieno. In questa situazione io mi sono dichiarato il
capo della spedizione e ho desciso di tornare indietro a chiedere
per un meccanico. Guido sospettava che la benzina aveva l'acqua.
Avanzavamo a tratti e si spingeva la macchina ma in questo modo
e colla informazione di qualcuno, siamo arrivati in casa di Jorge
Pedro. Ci ha riscevuto suo figlio che faceva il suo aiutante.
Lui lo ha subito chiamato. Il padre parlava poco, ci ha domandato
cosa succedeva e ci ha chiesto di girare la macchina per farla
entrare indietro nel suo garage. Ha controllato prima i meccanismi
della pompa di benzina e ha finalmente desciso estrarre tuuta
la benzina dal servatoio.
Collo
aiuto del suo figlio é riuscito, ma prima suo figlio ci
ha chiesto di mostrargli i bidoni vuoti con cui abbiamo comprato
la benzina. Sotto i resti di benzina c'era uno strato d'acqua.
Lo stesso é succeso con quella stratta dal serbatoio, ma
per noi cubani era un peccato tirare via tutta quella benzina
e per questo i meccanici si sono mesi a estrarre la benzina (10
litri) e lasciare i fondali coll'acqua. Guido é rimasto
stupito perché loro succhiavano con la bocca per creare
il flusso di benzina nel tubo, ma io lo ho visto fare sempre cosi.
Non ho mai immaginato una pompa che faccia questo compito. Dopo
pulire la benzina hanno cercato di pulire la pompa di benzina.
Loro abituati alle antiche macchine americane degli anni 50 e
anche a quelle russe si sono sorpresi di vedere la nostra pompa
tutta chiusa da non disarmare, come se dopo sporca si doveva tirare.
Ancora colla bocca e un po' di pressione la hanno cercato di pulire.
Nonostante tutto quello impegno hanno dichiarato modestamente
di non conoscere bene la meccanica di questi auti moderni in cui
tutto é controllato elettronicamente. Qualche volta il
giovanotto Julio Cesar si scappava dal suo compito e ci si avvicinava
per parlarci della sua famiglia, della benzina. Anche ha invitato
Milly a fare pranzo. É stat molto interssante la sua spiegazione
sulle antenne FM. Lui si considerava un entusiasta della elettronica.
Tutto quanto sapeva lo aveva imparato da solo, sopratutto disarmando
radioricettori e disegnando antenne. Ci ha mostrato con emozione
l'iniziativa di un suo vicino che si ha fatto costriure una antenna
FM smontabile. La faceva salire la sera e poi la mattina la tirava
giu attraverso un meccanismo elettrico. Nel nostro paese, certe
tipi di antenne che riscevono segnali di radio e TV dagli USA
sono vietate dal governo. In tanto la macchina era pronta e Guido
ha chiesto a Jorge quanto costava il servizio. Lui ha detto 5
dollari, di cui Guido anche é rimasto stupito perché
lo stesso servizio d'urgenza in Italia costerebbe verso i 50 dollari.
Sono stati proprio bravi al fare tutto questo lavoro in una ora
e mezza senza conoscere bene i meccanismi della nostra Daewoo
tico. Riprendiamo strada alle ore 16:00 per la strada di Corralillo.
Jorge Pedro e suo figlio ci hanno detto che forse ancora la pompa
restarebbe un po' sporca perché loro non potevano aprirla
per pulirla, per questo ci hanno indicato cosa fare se la macchina
cominciava a fermarsi come prima. Anche per questo i meccanici
sono stati bravi perché ai 30 Km la macchina é ricominciata
a fermarsi, ma una soffiata alla pompa, la cui ho imparato a smontare,
é bastata per continuare viaggio senza fermarsi piu. Da
questa parte un consiglio molto importante dobbiamo strarre; ci
vuole cura quando si descide comprare benzina economica nel mercato
nero. Ci vuole conoscere bene a chi si compra la benzina oppure
controllare che sia presa direttamente dalle pompe dei distributori.
La via secondaria che abbiamo seguito aveva poco transito e le
fermate per soffiare la pompa di benzina ci permattevano godere
quel paesaggio in mezzo alla via e con suono di natura stereo.
Il sole é cominciato a scendere poco dopo, quindi cominciamo
a chiedere per strada dove trovare un campeggio popolare in cui
restare la notte.
Ci
hanno informato che tra Corralillo e Sierra Morena c'erano due.
Lí siamo arrivati, eravano tutti e due in riva al mare,
con delle stesse spiagge isolate a cui eravamo ormai abituati.
Ma questa volta avevano pure le palme da cocco. Purtroppo non
abbiamo potuto rimanere. Da quando é passato l´uragano
Michelle alcune settimane fa, li avevano destinati alle famiglie
colpite dall'uragano. Anche siamo entrati in un villaggio turistico
in cui c'é una villa-sanatorio con acque medicinali. É
stato molto impressionante entrare per tre Km di vie isolate e
trovare tre alberghi turistici chiusi e vuoti, come se fosse proprio
una villa incantata. Abbiamo trovato solo due presone che ci hanno
detto che eravano chiusi per conto dell'uragano e che ospitavano
soltanto i lavoratori che ristauravano la telefonia e la elettricitá.
Neppure allora c'era qualche capo che descidessi la nostro favore.
Riprendiamo la via un po' spenzierati pure se l'ultima notte la
potevamo passare distesi in riva al mare. In mezzo a quella caccia
di pernottamento, qualcosa curiosa é succesa; Ci siamo
fermati in quella via incredibilmente isolata per fotografare
un cartellone del Che, anche ma in senso contrario veniva uno
in bicicleta che si é fermato alla nostra stessa volta
e preso una camera fotografica per fotografare la stessa immagine.
La sorpresa ci ha fatto scambiare le prime parole. Lui era un
canadese che girava l'isola come noi ma da solo e in bicicleta.
Voleva arrivare la sera in santa Clara perché i camping
erano tutti chiusi.
Per stada Guido Rosso ci ha pure fatto il racconto di un suo sbagliato
ragionamento che faceva da tanti anni fa. Ci ha ricordato la canzone
"El Pueblo Unido" degli Inti Illimani ma sentita a casa
nostra in versione di Claudione (CB) ....el pueblo unido jamas será
vencido....(...il popolo unito non sará mai vinto...) ma nel
suo cervello sinistro aveva sempre capito ....il popolo unito amazzerá
Vencido...Ma chi é questo Vencido? -Ci hachiesto lui- Per caso
un dittatore latinoamericano?. Villaggio dopo villaggio non abbiamo
avuto succeso coll'affitto. Tutti ci indicavano d'arrivare in Marti
perché era piu grande e quindi c'era piu opportunitá.
Prima di arrivare, giá di notte, Guido ci ha chiesto se si
poteva prendere uan canna da zucchero per assaggiarla. Nel buio sono
sceso della macchina e andato nella piantagione ai fianchi della via.
Con un po' di fatica ne ho dissotterratto tre.Arrivamo in Marti e
ci siamo fermati ad un bar per chiedere informazione. Un'uomo assai
giovane ci ha detto d'aspettare per chiedere ad una sua vicina. Tra
tanto anche noi siamo andati ad un alberghetto locale per chiedere
pure informazione ma era pure occupato con lavoratori della elettricitá
che ci stavano da dopo l'uragano. Proprio all'albergho ci é
andato a cercare l'uomo che dopo ci ha portato da una casa vicina.
La signora di casa era molto timida e ci ha detto di si per 3 dollari.
Ci ha mostrato la casa, ci ha indicato come parcheggiare la macchina
nel suo cortille e ci ha prestato un suo coltello per assaggiare la
canna da zucchero. Per Guido é stata anche buona. Poi, abbiamo
desciso d'uscire per mangiare qualcosa, ma l'unico posto trovato lí
vicino é stato lo stesso bar in cui ci siamo fermati all'arrivare.
Abbiamo mangiato pane e prosciuto, pane con bastoncini di carne e
farina e pane con dolce di guayaba. Tutto per meno di 0.50 dollari.
Poi a casa abbiamo comprato alla padrona di casa delle gaseose per
0.10 dollari ognuna. La signora ci ha riscaldato un po' d'acqua per
fare bagno. Lo ha fatto con un curioso strumento (per Guido, perché
noi lo conoscevamo, anzi, io lo so fare) fatto con due lattine vuote
e legno, che poi si collega alla elettricitá e fa bollire l'acqua
subito. Lei ci ha lasciato da soli ed é andata pure in casa
di una sua vicina per chiedere in prestito una lampadina per la sua
stanza da bagno. L'uragano l'aveva colpito pure a lei e tutto quanto
risparmiava era per riparare il tetto di casa. Suoi figli si dedicavano
all'allevamento di maiale nel cortille di casa e dovevano pure comprare
del cibo, ma alla fine colla vendita della carne qualcosa si guadagnava.
Noi abbiamo dormito tutti e tre nello stesso letto. Quella casa era
pulitissima ma era piena zeppa di zanzari. Loro non ci hanno lasciato
restare un po´ in salotto a chiaccherare sulla Sicilia e sul
dialetto siciliano. É bastato soltanto per imparare a dire
che Guido non é riuscito a fare u bagno cu u cato (col secchio).
La padrona di casa ha meso la zanzariera nel letto e per Guido é
stato l'ultima interessante esperienza di quella giornata.