Milly
ci ha dato l'idea di seguire il terrapieno che circondava quel
mogote. Nei primi 200 metri abbiamo visto un contadino seduto
all'ingresso di una campanna per curare folgie di tabaco, da dove
lui poteva controllare quel valle nascosto tra le coline. Pure
lí c'era un ristorante fatto di legno e foglie di palme
in cui sistemavano tutto per aprire a mezzogiorno. Lí dietro
al ristorante c'era l'altro ingresso della grotta che senza difficoltá
(e senza pagare) abbiamo visitato. Al ritornare per il terrapieno
Guido ha fato le fotografie al contadino che gli ha rigalato pure
due fogli asciutti di tabacco che aveva in tasca. Proprio in quel
attimo spuntava il sole (9:30) per regalare a Guido una bella
foto come i fogli con cui viene fatto il miglior tabacco al mondo.
In cerca di grotte ancora piú affascinanti andammo avanti
per 1-2 km su una strada custodita dai mogoti calcari coperti
di palme e felci preistorici (gli ultimi chre restano al mondo).
L'umidità dell'ombra e il sole che per ore mancava faceva
luccicare quella campagna come se fosse un plastico nuovo, colorato
paesaggio che ci faceva vedere mango per papaya, però finalmente
in bocca avevamo dei mandarini piccoli e colorati ma dolcissimi.
Tranne noi, tutti facevano la strada a piedi pure se al villaggio
c'era l'ufficio d'affitto macchina e biciclete.
Non
é stato difficile capire il perché. Arriviamo a
"La cueva del indio" (Grotta del Indio) cui si raggiunge
tramite pure un moderno ristorante e poi un giardino tropicale.
5 dollari ha costato a Guido, 5 pesos (0.25 di dollaro) a Milly
e a me. Spesa che abbiamo subito dimenticato all'ingresare in
quel buio di petre illuminato a volte da focollari e luci indirette.
Milly, neppure il guida ci avevano descritto quello che veniva;
un fiume sotterraneo con otto metri di profonditá e con
sa chi che cosa di fantastico. María almeno di fantastico
ci hanno fatto vedere, facendo il giro in una nave a motore, le
figure animali e umane fatte sulle rocce dalla natura. Il giro
in nave è finito in un posto che vorrei fosse il cortile
di casa mia. In quel spazio c'erano pure gli artigiani, sempre
in dollari. Guido ha comprato la cartolina della donna col tabaccone
in boca per mandarla poi ad un suo amico che ha il negozio di
tabaccheria. Per uscire abbiamo fatto il giro alla grotta a piede
fino la macchina (dalla foresta ci chiamavano di nascosto per
proporci del mangiare). A me sembrava di aver assistito al vertice
di quella passeggiata; il fiume dentro quella grotta, i mogoti,
l'umidità e l'ombra sulla strada che favoriva la crescita
di una natura esotica e selvaggia. E quelli che ci abitavano,
abituati a passare su camion e cavalli senza accorgersene, pure
loro sembravano fiori nel giardino. Sulla strada di ritorno siamo
passati di nuovo per il villaggio di Viñales per continuare
verso il Mural de la Prehistoria. La strada continuava a regalarci
la campagna coltivata dai contadini, ogni tanto una coppia di
turisti che facevano la strada a piedi. Guido ci chiede pure quando
era stato fatto questo gigante dipinto, ma non aspettava la data
di seconda metá del ventessimo secolo. Poi anche si é
stupito perché si pagava pure per ingressare nel valle
da cui si controllava vicinissimo il dipinto. Prima di arrivare
ci chiedevamo per le ragazzine che in corsa giravano un campo
per poi crocciare la via e girare un altro in cerca di bandierine
rosse. Poi abbiamo saputo tramite un gentile ragazzo, di cui ne
parleremmo poi, che eravano ragazze del liceo militare a fare
una competizione in campagna. All'arrivare scoprimo subito quel
gigantesco dipinto, sembrava proprio preistorico.
Scintilava
il blu, il rosso e il giallo per far somigliare animali, uomini
in caccia e il sole. Quella immagine meritava la fotografia che
abbiamo finalmente fatto pure se non abbiamo mai pagato, pure
se Guido ha dovuto mettersi tra l'erba per evadere i fili dell'electricità.
In tanto due ragazzi francesi che ci hanno fermato ci hanno fatto
fiorire la curiosità chiedendoci per "gli acquatici".
Milly che fa la scuola di francese ha dovuto concentrarsi per
uscire dall'italiano e lo spagnolo e fare, forse per la prima
volta, uno uso prattico del suo francese. Un gentiluomo ci ha
fatto l'invito per visitare un campeggio popolare lí vicinissimo
(Dos Hermanas) e ci ha spiegato quanto si poteva fare; scallare
i mogoti, visitare grotte. Per i turisti l'affitto costava 8 dollari
per giorno in stanza per due. A lui abbiamo pure chiesto per gli
acquatici e ci ha risposto, facendoci pure ricordare un riportaggio
trasmeso in TV un anno fa, che loro sono un gruppo di 27 personne
( otto famiglie) che abitano all'interno delle montagne a un'ora
e mezza di viaggio in cavallo e che hanno la credenza di guarire
ogni malattia coll'acqua della montagna. Ma il più bello
per me era il minimo contatto che avevano con il resto del mondo.
Forse per questo ci arrivano turisti interessati in visitarli.
In qualche modo abbiamo iniziato il cammino per salire nelle montagne
ma soltanto per vedere un pó di verde e pisciare, il cammino
si puó fare a piedi seguendo un sentiero in mezzo alla
foresta, ma il pavimento era paludoso per la pioggia di qualche
giorni fa.
Nonostante ci ha fermato un contadino che ha chiesto di portarci
dagli acquatici coi cavalli per 5 dollari ognuno, o forse 3, ma
veramente non avevamo il tempo per andarci (ci volevano almeno 3
ore). La voglia di visitare questa gente particolare e questo posto
sconociuto ci ha tentato per tante volte ma finalmente Guido ha
detto; -lasciare sempre qualcosa da vedere è una buona ragione
per ritornarci- e quella era una ragione forte. Io restai colla
certeza di ritornare e restare con loro, se lo permetteressero,
per una settimana, un mese. Da allora è stato un argomento
che diffendevo spesso durante il nostro viaggio. Ritornando abbiamo
visto ai francesi che camminavano proprio stanchi, forse neanche
loro si sono decisi a salire sulle montagne. Ci avrebbe piaciuto
prenderli fino al villagio ma giá avevamo datto passaggio
a un ragazzo del campeggio poppolare. È stato tutto quanto
ci offrí Viñales, forse dovrei aggiungere le fotografie
che finalmente ha fatto Guido dall'albergo "Los Jazmines"
al qualle siamo ritornati solo per questo, e per prendere una bella
pianta che Guido voleva portare con lui in Italia per rigalarla
a suo padre. Alle 14:00 eravamo ritornati in città, abbiamo
mangiato qualcosa di cubano fatto dai genitori di Milly e ci riposiamo
un bel pò. Verso le 17:00 siamo usciti a girare un pezzettino
di quella città colorata e pulitissima, ma subito tramontava
il sole, comunque qualche fotografia Guido ne ha fatte. La sera
giá al buio, abbiamo fatto la stessa autostrada ritornando
all'avana. Finora abbiamo fatto 490 km lasciando piú di una
ragione per ritornare: la visita agli acquatici, le fotografie della
cittá Pinar del Rio, Soroa (con il suo bellissimo orchideario
nel cuore delle montagne del Rosario, riserva naturale della biosfera)
e la autostrada alla luce del sole.